Comunicati stampa
L'Aquila e la ricostruzione. Intervista a Marco Domanico di SismaCentroItalia.it
Qual è la situazione della ricostruzione a L'Aquila, otto anni dopo il terremoto del 2009? Lo abbiamo chiesto a Marco Domanico, ingegnere civile, strutturista e ideatore del blog SismaCentroItalia.it.

Intervista all'Ing. Marco Domanico sulla ricostruzione a L'Aquila e sul terremoto che nel 2016 ha colpito l'Italia centrale
Sono trascorsi otto anni dal terremoto che il 6 aprile 2009 ha colpito L'Aquila e sconvolto la vita dei suoi abitanti. Oggi la città è un grande cantiere a cielo aperto e i lavori di ricostruzione sono ancora in corso.
Ma qual è la situazione vista da chi ci vive e ci lavora? Ce l'ha spiegata Marco Domanico, un ingegnere civile strutturale e libero professionista che si è trasferito a L'Aquila qualche anno dopo il terremoto per contribuire alla ricostruzione della città.
Marco è un esperto di progettazione strutturale e architettonica e si occupa di direzione lavori, ma non solo. Dopo gli eventi sismici del 2016, ha deciso di creare un blog, SismaCentroItalia.it, attraverso il quale cerca di dare spiegazioni utili sui processi tecnici e burocratici che guideranno la rinascita dei territori colpiti.
Ciao Marco e benvenuto sul nostro blog. Per cominciare, ci racconti chi è e cosa fa.
Ho conseguito la laurea in ingegneria civile con indirizzo "strutture" all’Università della Calabria nel 2010. Dopo essermi laureato con il massimo dei voti ho intrapreso la mia attività professionale come consulente di un importante società di ingegneria a Roma. L’esperienza romana, incentrata soprattutto nella progettazione di opere infrastrutturali, mi ha consentito una grande crescita professionale grazie al contatto diretto con ingegneri strutturisti di enorme spessore tecnico.
Successivamente ho proseguito la mia attività a L’Aquila dove ho svolto consulenza in ambito strutturale per un'importante società di ingegneria del posto. Lì mi sono occupato di progettazione strutturale sia di nuovi edifici sia di edifici esistenti. Attualmente mi occupo di ricostruzione post sisma 2016 nel mio studio professionale.
Come è nata questa scelta di trasferirsi a L'Aquila?
La scelta è nata principalmente dalla mia necessità di avere un’esperienza diretta del cantiere e di vedere realizzate le opere da me progettate. Durante l'esperienza a Roma, purtroppo questa possibilità mi era preclusa. Basti pensare che i viadotti di cui mi sono occupato nel 2011 sono in fase di realizzazione soltanto oggi. Dunque, non esisteva posto migliore del cantiere più grande d’Europa per approfondire la mia esperienza nel campo dell’esecuzione lavori.
A che punto è la ricostruzione a L'Aquila?
La ricostruzione sta procedendo tutto sommato con un buon ritmo. Si può stimare che sia al 60% del suo totale. Le periferie sono quasi completate, mentre il centro storico è un enorme cantiere. C'è ancora molto da fare.
Per esempio?
Deve essere completata la ricostruzione delle opere pubbliche. Sono in corso molti lavori come la ricostruzione del Palazzo dell’Emiciclo, dei sottoservizi del centro storico e il completamento del Tribunale in via XX settembre. E' in corso la anche ricostruzione del Palazzo del Palazzo del Governo, sul quale so peraltro che state lavorando ("Ed è vero, le immagini sono sulla nostra pagina Facebook", N.d.R.).
Per molte altre opere invece devono essere ancora redatti i progetti. Rimangono per esempio in attesa di attuazione la sede del Comune, il masterplan della scuola di Sassa, il palazzo del provveditorato agli studi e molti altri.
Un caso simbolico è la ricostruzione della caserma dei Vigili del Fuoco. Il provveditorato alle opere pubbliche ha indetto una gara con la procedura di appalto integrato a fine 2012 e io stesso avevo partecipato come consulente proponendo la ricostruzione con isolamento sismico. La procedura è stata però gestita male dai commissari e pertanto invalidata.
Successivamente sono stati sorteggiati dei professionisti tra i partecipanti per redigere il progetto architettonico, strutturale e impiantistico del nuovo complesso. A oggi, a quasi cinque anni dallo stanziamento dei fondi per la ricostruzione, la caserma è un enorme scavo prodotto dalla demolizione dell’edificio danneggiato.

Cosa ha funzionato finora nella ricostruzione?
Alla luce degli ultimi eventi sismici, quelli che hanno colpito Amatrice, Norcia e gli altri paesi del Centro Italia, possiamo dire che, pur con tutte le sue ombre, la fase emergenziale aquilana sia stata eccezionale. In pochi mesi con il progetto "C.A.S.E" è stato garantito un tetto a migliaia di sfollati e sono stati aperti i primi cantieri per la riparazione dei danni lievi (gli esiti "B" delle schede AEDES).
In via del tutto generale credo che le imprese abbiano dato buona prova delle loro capacità tecnico-esecutive. Ho visto cantieri e lavorazioni di grande pregio e alcuni edifici del centro storico risplendono grazie a progettisti e imprese di grande valore.
Infine, il sisma del 2009 è stato un volano per la diffusione di tecnologie anti-sismiche prima poco utilizzate in Italia come gli isolatori e le fibre di carbonio. Oggi, queste tecnologie sono più consuete e vengono applicate sull’intero territorio nazionale, con gli ovvi vantaggi che ne derivano.
Cosa c'è invece che non ha funzionato?
Su questa domanda si potrebbe scrivere un libro. Sicuramente non ha funzionato la burocrazia, come non ha funzionato la concentrazione degli incarichi presso pochi studi professionali. Più di tutto però non ha funzionato la ricostruzione pubblica.
Sono stati spesi miliardi per la ricostruzione privata ma oggi, a otto anni dal sisma, i ragazzi vanno ancora a scuola nei "MUSP", i moduli a uso scolastico provvisori, mentre gli uffici pubblici pagano affitti stellari in fabbricati privati.
Infine, non ha funzionato la possibilità di ottenere un indennizzo economico pari al valore della propria abitazione. Questo ha impoverito i territori colpiti dal sisma consegnando alla gestione pubblica immobili non necessari.
Nella sua attività quotidiana, quale tipo di problematiche si trova ad affrontare con maggiore frequenza?
L’interpretazione. L’incertezza nelle norme. Passo la maggior parte della mia attività professionale a studiare norme talmente complesse che spesso il loro unico effetto è la totale non applicazione. Questo accade per tutte le tipologie di norme: strutture, urbanistica, sicurezza. Io credo che una maggiore semplificazione possa produrre un’applicazione più puntuale con benefici per tutto il settore dell’edilizia.
Quali sono le tipologie di intervento e quali i materiali che stanno trovando il maggiore impiego nelle opere di consolidamento strutturale degli edifici?
Senza alcun dubbio i materiali compositi. FRP, GFRP, FRCM e tessuti metallici in acciaio sono passati da perfetti sconosciuti a ferri del mestiere dei tecnici impegnati nella ricostruzione. Questi materiali consentono di incrementare la resistenza di elementi strutturali coniugando facilità e velocità di posa assieme a ridotti ingombri di applicazione.
Il sisma del 2009 inoltre, come ho già detto, ha consentito l’applicazione su larga scala degli isolatori sismici elastomerici e a pendolo scorrevole. La tecnologia dell’isolamento si è dimostrata applicabile anche a palazzi storici di grande pregio come il palazzo dell'Emiciclo a L’Aquila.
Le applicazioni degli isolatori hanno previsto il sollevamento dell’edificio esistente e la creazione di sottofondazione oppure il taglio dei pilastri esistenti. Io stesso ne ho proposto l’uso, previo taglio dei pilastri esistenti, su un edificio pubblico in Calabria. Ora spero che la Regione conceda il finanziamento dei lavori.
Veniamo al recente terremoto nel Centro Italia. Qual è la lezione che dovremmo apprendere da quanto accaduto?
In occasione di ogni evento sismico la fragilità del patrimonio edilizio Italiano viene palesata in maniera eclatante. Eppure, il susseguirsi di questi fenomeni sembra non voler svegliare la coscienza del nostro Paese.
Un’abitazione non è per sempre. Il nostro sistema di leggi ci impone di revisionare l’auto ogni due anni, sostituiamo il telefono ogni due, la macchina ogni dieci, ma nessuno si preoccupa di controllare la sicurezza strutturale dell’abitazione in cui passiamo almeno il 60% del nostro tempo di vita.
Allora, mi chiedo, perché non esiste un obbligo di valutazione della sicurezza strutturale a cadenza decennale? Se i valori di sicurezza fossero inferiori a certe soglie bisognerebbe obbligare il proprietario a intervenire, pena la perdita di abitabilità. Chiaramente tutto ciò andrebbe incentivato, un po’ come con il sisma bonus, al fine di tutelare le fasce di popolazione più deboli.
Norcia ha dimostrato che interventi strutturali seri, come quelli effettuati dopo il sisma del 1997, possono evitare i crolli e gli scenari catastrofici visti ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto.
Cosa consiglia di fare a chi ha la propria abitazione danneggiata?
Il mio consiglio è quello di affidare il progetto di consolidamento a un ingegnere specializzato in strutture. Gli strutturisti hanno maggiore propensione e sensibilità rispetto al tema della sicurezza strutturale.
In tutti i paesi nord europei la tendenza è di lavorare in team di progettazione, ognuno con le proprie peculiarità. In Italia si tende di più ad affidare l’intero progetto a un tecnico di fiducia. Ci sono tecnici che giustamente si affidano agli specialisti per il calcolo strutturale, ma quando questo non accade, i risultati per la sicurezza non sono dei migliori.
Cosa può fare invece chi volesse aumentare il livello di sicurezza della propria abitazione?
Si deve rivolgere a un ingegnere strutturista e studiare con lui il giusto compromesso tra sicurezza ed esborso economico. Oggi, con il sisma bonus, ci sono interventi – in particolare per le strutture in muratura – che possono letteralmente salvare la vita.
Faccio un esempio: un cliente delle Marche, a seguito delle scosse del 24 agosto 2016, ha inserito delle catene sulla sua struttura in muratura. Ebbene, dopo il sisma di ottobre ho fatto un sopralluogo sulla costruzione e posso tranquillamente dire che quell’intervento ha salvato la vita di chi si trovava in casa durante le scosse. Concludendo, si possono ottenere buoni risultati di sicurezza anche con spese economiche contenute.
Per concludere, torniamo a lei. Ha un sogno nel cassetto o un particolare obiettivo per il futuro?
Si. Mi piacerebbe scrivere un libro sulla ricostruzione post sismica, concentrandomi sulle tipologie di intervento possibili e sulle tecnologie più efficaci. Spero che ci sia qualche casa editrice disposta a soddisfare le mie velleità di scrittore!
Federico Picuti, Responsabile della comunicazione
Laureato in Comunicazione Multimediale a Perugia, lettore avido, sportivo quanto basta. Di giorno dietro una scrivania, di sera in campo a insegnare il calcio ai più giovani. In Kimia trasformo il nostro lavoro in contenuti per il web. Il mio profilo Linkedin